LE CELLULE STAMINALI POTREBBERO SALVARE LA VITA

A scuola, se si è fortunati e se fa parte del programma, gli alunni di un qualsiasi liceo verranno a sapere cosa sono le cellule staminali.

Se la domenica sera il televisore viene sintonizzato su Italia1, Le Iene vi spiegheranno tutto in maniera efficiente.

Non c’è dubbio, l’ignoranza su questo argomento è molta e spesso parlare di qualcosa al riguardo serve per riempire i vuoti di un silenzio fastidioso o per evitare quelle volte in cui si commenta tutto per il semplice piacere di commentare.

Le cellule staminali sono le uniche cellule del nostro corpo che hanno la capacità di trasformarsi in altre cellule, attraverso un processo chiamato differenziamento cellulare. Ecco perché se ne parla tanto: salvano o meglio salverebbero la vita. Consentirebbero quindi ai malati rari, affetti da malattie poco diffuse, poco conosciute e poco studiate (solitamente a causa dei tagli alla ricerca) di guarire o comunque evitare la degenerazione del male stesso. Molte di queste patologie come ultima tappa e come conclusione del loro percorso portano alla morte. È un po’ come star fermi ad attendere qualcosa o qualcuno: nel caso delle cellule staminali, si attende che il magistrato dica qualcosa o che il ministro della salute ne dica un’altra. Il nuovo ministro della salute è Beatrice Lorezin che finora non si è mai occupata di salute, ma non si può ancora dire nulla. Per adesso si è solo parlato di IMU, benché rimanga il fatto che il nostro sistema sanitario sia sul baratro e che quello delle cellule staminali è un argomento da tenere sempre presente.

Negli ultimi periodi si parla della Stamina Foundation, che si presenta sul proprio sito in questo modo: «Benvenuti sul sito di Stamina Foundation Onlus, associazione fondata nel 2009 dal prof. Davide Vannoni per sostenere la ricerca sul trapianto di cellule staminali mesenchimali e diffondere in Italia la cultura della medicina rigenerativa

Le cellule staminali mesenchimali (MSC) costituiscono una popolazione di cellule staminali adulte multipotenti e danno origine alle diverse cellule presenti in uno stesso tessuto o in tessuti diversi (cellule cartilaginee, ossee, tendinee e cardiache). 

La fondazione e il prof. Vannoni sono stati criticati non tanto per le cure, quanto per il fatto che non vi siano protocolli sperimentali. Il decreto ministeriale dell’8 maggio 2003 consente il ricorso a terapie sperimentali ancora non convalidate dalla comunità scientifica e dal Ministero della Salute che in fase avanzata di sperimentazione vengono chiamate anche “cure compassionevoli”.

La comunità medica dichiara che, benché al prof. Vannoni siano stati richiesti i risultati delle sperimentazioni, quest’ultimi non sono stati consegnati. Molti di coloro che hanno usufruito delle cure con le staminali hanno avuto benefici evidenti, ma il ministro Balduzzi, poco tempo fa, ha firmato un decreto con il quale consentiva il proseguimento delle cure già avviate.

Il fatto che tutto in Italia si muova con particolare lentezza è quasi un cliché e nessuno potrebbe dire il contrario. Come è ovvio che essere affetti da una rarità così come l’attendere, il svegliarsi la mattina con la speranza che il proprio figlio possa sopravvivere anche quel giorno, il giorno dopo e poi un altro ancora, è straziante.

Significativo è il pensiero di Margherita De Bac, giornalista del Corriere della Sera e curatrice del sitowww.lemalattierare.info, che si interroga sul perché chi potrebbe avere in mano la soluzione di malattie degenerative non decida ad attenersi alle regole: abbiamo bisogno dei protocolli sperimentali.

                                                  Federica Pace

tratto dal sito voci di città

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